QUANTI FUMETTI, QUANTI CARTONI, QUANTI ANIME…QUANTI PUGNI. Parte 1

La scuola dei pugni a fumetti segue una parabola piuttosto variegata e non c’è una scuola in particolare che vada prediletta perchè ce ne sono parecchie molto valide.

Si comincia con i fumetti di quando ero piccolo piccolo, i vecchi albi di Popeye (braccio di ferro) degli anni 70 isegnati da E.C.Segar. I pugni di Braccio di ferro nei vecchi fumetti erano qualcosa di devastante, una roba indegna e “diseducativa” (sorrido tanto) come poche. Era un personaggio politicamente scorrettissimo e ignorante come una capra, e da lì venivano fuori questi papagni scoordinati dati spesso roteando prima il braccio, scenetta comica poi molto usata.

Poi si passa, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, alle legnate di Asterix e Obelix. Anche qua la rissa popolare era molto gettonata, andando dalla lite tra compaesani alle scaramucce coi romani, fino ad arrivare a grandi battaglie campali.

Le cose belle di Asterix erano due: il fatto che le grandi battaglie tra eserciti finissero in caciara a cazzotti e i vistosi postumi fisici dei traumi subiti.

Dopo ogni rissa, a parte i nostri eroi, tutti i personaggi esibivano gagliardamente una serie di occhi neri, bernoccoli , cerotti , tumefazioni e lividi di vario genere…il tutto poi finendo a pacificarsi a tavola o davanti a due bocali di vino, secondo uno spirito a metà tra i goliardico e lo sportivo che oggi non esiste piu’ ed è stato rimpiazzato da altro.

Altri tizio di manica larga sui ceffoni è stato anche Paperino, nelle sue primissime incarnazioni un papero decisamente proletario e incazzato con la vita: non di rado Paperino ha mostrato il suo genuino furore condendo le sue scaramucce anche con suoni atti a spaventare il nemico tra i quali spuntavano prepotenti SQUECK e SBARAQUACK.

Del tutto diverso dal Paperino passivo e, diciamolo, volutamente sfigato di molte recenti incarnazioni. Diverso, non migliore , precisiamolo…

Sono passato anche dalla scuola italiana e ho letto moltissimo di tanti autori, sopratutto albi Bonelli…però devo dire che il cazzotto piu’ verace, proletario e viscerale è sempre stato quello di Magnus , seguito a ruota da quello pittorico di Liberatore.

Degli albi di magnus si ricorda sempre la rissa o lo scontro perchè è quasi sempre una cosa confusa, caciarona, come una vera rissa da trada. Il pugno fa male e assieme agli stelloni da fumetto comico saltano fuori ecchimosi ed occhi neri.

Gli improperi di Bob Rock del gruppo TNT, nasone  e nano complessato, conditi dai pugni – dati rigorosamente dopo essersi tirato su le maniche –  fanno sentire il sapore di una vita vissuta sulla pelle, quella che è stata la vita del grande e sfortunato Maestro.

Memorabili anche le battaglie della Compagnia della forca, che fanno sembrare anche gli argomenti dei libri di Tolkien roba da plebaglia.

Liberatore invece, col suo violentissimo ranxerox, rende l’idea di un cazzotto distruttore, che fracassa zigoni e frantuma facce. I malcapitati che passano sotto le mani di Ranxerox spesso si trovano ridotti a vera e propria carne trita , resa benissimo dalla tecnica pittorica molto realistica con cui il fumetto è stato realizzato.

Dopo il bagno nel fumetto d’autore italiano per me c’è stata la parte dei supereroi americani che ho letto molto soprattutto tra medie e superiori.

Ora, il pugno del supereroe americano a me fa l’effetto di una fanfara che sta suonando Wagner, un tripudio di plasticità muscolare e dinamismo, catturato nel momento dell’avvenuta collisione.

In genere il personaggio che tira il pugno sembra sempre una scultura di Mirone, posta con Chiasmo a composizione nella tavola, preso in un istante che esprima pura potenza.

Invece il personaggio “ricevente” il pugno è tutto un dinoccolarsi che esprime l’agonia suprema della sconfitta.

Quello pomposo e faraonico resta però il cazzotto-mainstream .

Infatti dopo gli anni ’90 ho scoperto prodotti nuovi, dove la realtà aveva un sapore piu’ vicino a quello del ferro che si sente sulle gengive.

Pionieri di quest’epoca sono stati  Frank Miller coi cazzottoni di Marv in Sin City  che hanno fatto epoca e Preacher (Ennis-Dillon) in cui le risse tra preti, vampiri, gendarmi papali e redneck erano condite da pugni nelle reni e martellate nelle gengive.

Gli stessi Ennis e Dillon hanno piu’ volte irriso il “cazzotto mainstream” del supereroe in lavori come The Punisher – Bentornato frank.

Infine la parte dei manga giapponesi (e degli anime) che sono arrivati nella mia-nostra vita di getto negli anni 80 con i cartoni animati e solo successivamente in forma di fumetti negli anni ’90.

A parte i vari cartoni-anime sportivi sul pugilato ( Forza Sugar , Ashita No Joe – Rocky Joe) o sulla lotta (quel carnaio disumano che era L’uomo Tigre) direi che i giapponesi hanno infilato pugni un po’ dappertutto nelle loro opere.

Quando ero piu’ piccolo  notavo che il confronto fisico avveniva anche nella pallavolo, nel baseball o nel tennis (maschili e femminili) dove i protagonisti venivano o legnati da un allenatore crudele, o percossi in modo tremendo di pallonate-pallinate in faccia o alla figura.

Alla fine ho concluso come altri coetanei che prendersi mazzate sarebbe stata una filosofia di vita. I risultati li vediamo oggi.

Poi mi sono goduto gli eroi della Tatsunoko in cui i pugni diventavano quasi un opera di fine artigianato.

In particolare ero abbagliato da Cashern , il ragazzo androide, che sfaldava robot di metallo con piroette trivellanti, colpi di karate a mo di accetta e pugni ” a corpo intero” in cui attraversava il copro del robot di turno passandolo da parte a parte.

E non paghi di tutto ciò i giapponesi mi hanno regalato anche le battaglie di Polymar che meriterebbero un capitolo a parte.

Infatti le puntate dell’anime dell’eroe multicolore erano divise ognuna in due parti: la prima era la normale trama e occupava circa due terzi dell’episodio; il terzo restante invece era costituito da un immensa sequenza di BOTTE DA ORBI che culminava con mosse improbabili tipo calci a bicicletta sospesi in aria.

Per non parlare dell’APOTEOSI infinita dell’arte del cartone, espressa in un personaggio simbolo degli anni 80.

Il primo è Hokuto no Ken (da noi ken il Guerriero), guerriero postatomico dallo sguardo perennemente triste, detentore del titolo di successore della divina scuola di Hokuto e distributore automatico di pugni a raffica.

Kenshiro è un guerriero sapiente che mischia l’efficacia di un pugno col pragmatismo della mitragliatrice Breda. Memorabile il suo “UATATATATA” di autoincitamento, inciso a fuoco nella memoria di trentenni e non.

Insomma, cazzotti di ogni genere in tutti i modi, in tutti i luoghi in tutti i laghi in tutto il mondo.

Ma oggi?

Beh…Oggi è un altra storia.

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